L'atmosfera della presentazione di ieri è stata una delle più toccanti... sarà stata la stupenda cornice della rocca medievale di Montefiorino o la musica meravigliosa scelta dalla pianista Cristina Guidotti, o la voce suadente di Gabriele Piguzzi, il pubblico raccolto e attento... o forse tutte queste cose messe insieme... grazie a tutti coloro che sono intervenuti, a chi mi era vicino col pensiero e col cuore, a chi ha scritto per incoraggiarmi.
Un sentito grazie Laura Zona che ha curato l'allestimento e l'organizzazione dell'evento e al comune di Montefiorino, da sempre attento e sensibile promotore delle iniziative culturali.
Nel video Gabriele legge il brano del ponte scaligero (cap NY, pag 95), Cristina suona River flows in you, Yiruma.
Mercoledì. Bianca e Fabio passeggiando per le strade del centro di Verona, si trovarono a passare sul ponte di Castel Vecchio. Una meraviglia dell’architettura medievale che suscitava sempre un moto di ammirazione e di venerazione in Bianca.
Solo quel giorno, però, capì perché quel ponte la affascinasse e la emozionasse così tanto: le sue arcate riuscivano nell’impresa di collegare due sponde opposte del fiume, mettevano, cioè, in collegamento due mondi destinati, altrimenti, a restare scollegati tra loro ed era quindi una enorme, monumentale, metafora dell’amore.
E quell’idea così maestosa dell’amore che si era manifestata tanto chiaramente in lei, mentre osservava il pavimento in cotto, si concretizzò attraverso un’altra immagine: quella costruzione rappresentava il “sempre”. Il ponte scaligero era il vero esempio dell’amore che dura per sempre, perché è talmente compatto che non si può spezzare, perché vive al di sopra del tempo, in una dimensione unica e atemporale, perché unisce poli opposti e crea connessioni laddove non dovrebbero esserci.
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«Sono solo agitata» deglutì, «agitata per il fatto che sono qui con te.»
Fabio sorrise e, abbassando lo sguardo, le prese la mano con un tocco delicato. La accarezzò, prima con la punta delle dita, quasi timidamente, poi si appoggiò sul palmo.Bianca sentiva palpitare ogni cellula; in silenzio le dita si intrecciarono e si accarezzarono; i polpastrelli scivolarono lungo ogni millimetro, i polsi si toccarono. Era un brivido, una sensazione nuova, mai provata.Alzarono entrambi gli occhi e i loro sguardi si incon- trarono mentre Fabio non era più Fabio e Bianca non era più Bianca, ma erano diventati un atemporale “noi due”. Chiuse gli occhi per assaporare con l’anima quel momento di eternità, quell’attimo in cui Fabio stava-per- baciarla, quell’attimo che è l’unica vera sintesi del desiderio, quella frazione di eternità.